VITE DI CARTA, Simone Pancotti | RECENSIONE

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Titolo: Vite di carta
Autore: Simone Pancotti
Pagine: 136
Prezzo: 13,00 euro

Trama:

Matteo è un giovane insegnante che nel tempo libero arrotonda portando allegria negli ospedali, vestito da clown. In ospedale conosce Giada, cresciuta in orfanotrofio e madre di una bimba malata di leucemia. L’amore passionale e immediato che nasce tra i due sembra dissipare il dolore che hanno entrambi vissuto prima di conoscersi.
Ma un avvenimento sconvolgente rovina quel rapporto idilliaco e tutti i fantasmi di un passato che non se n’è mai andato riemergono prepotenti. I loro destini si intrecceranno inesorabilmente con quelli di un ispettore di polizia, di una giovane prostituta e di un brillante infermiere.
Una storia di perdizione e rinascita dove l’amore è più forte di tutto, anche della crudeltà e della sofferenza.

Incipit:

Uscì dalla stanza numero sei del reparto Oncoematologia pediatrica togliendosi il naso rosso e gli occhialoni colorati. Far sorridere le persone e in particolare i bambini era ciò che gli riusciva meglio, ma quel giorno sembrava tutto più difficile.

Recensione:

“Vite di carta” è un libro crudo, duro da leggere per le tematiche trattate, ovvero droga, prostituzione e soprattutto dolore. Un tipo di sofferenza a cui non si può sfuggire, che trascina Matteo all’interno di un nero tunnel di disperazione, che lo porterà a cambiare ed a toccare sempre di più il fondo con la convinzione di essere lui stesso causa dei suoi mali.

In quel microcosmo ogni cosa era al suo posto, ogni cosa aveva uno scopo ben definito tranne lui, che non si sentiva più cosciente del suo ruolo in quella fiaba senza lieto fine.

L’evoluzione di Matteo è stata interessante: all’inizio di questo libro promette di aiutare le persone malate, in particolare i bambini, proprio come il macchinario che, durante la sua infanzia, l’aveva spesso tenuto in vita. Così incomincia un percorso di clownterapia con l’amica Alessandra e proprio mentre è tra i corridoi dell’ospedale conosce Giada, madre di Marisol, una bambina malata di leucemia. Tra di loro c’è un colpo di fulmine: parlando si trovano immediatamente bene insieme. Ma tutto presto cambia per un episodio traumatico che subirà Giada e il loro rapporto incomincerà a inclinarsi sempre di più.

Questo libro ha preso una piega per me decisamente inaspettata: non pensavo trattasse di temi così cupi, nè di sentimenti così forti. Tutti i personaggi soffrono e per questo si trasformano, ma non si abbattono di fronte agli avvenimenti avversi del destino. Ho apprezzato come queste storie si intrecciassero costantemente, nonostante all’apparenza alcuni di essi appartengano a mondi completamente diversi.

Come la larva di un coleottero che attraverso vari stadi di metamorfosi diventa una farfalla, così anche Matteo si era trasformato giorno dopo giorno, risucchiato da un buco nero a senso unico.

L’autore parla delle tematiche attraverso uno stile che va dritto al punto, non dilungandosi troppo nei dettagli delle vicende trattate. Infatti, soprattutto nei primi capitoli e nella parte finale avvengono secondo me importanti eventi che avrebbero dovuto essere trattati più a fondo e che meritavano di maggiore approfondimento. Invece, in un solo capitolo ne vengono affrontati più di uno, per cui la narrazione mi è parsa abbastanza sbrigativa e affrettata.

“Vite di carta” è un libro che potrebbe fare al caso vostro se cercate una lettura veloce, ma difficile da digerire per le tematiche, in cui si raffigura un mondo di perdite e dolore, dove però ad ogni personaggio è concessa una seconda possibilità.